mercoledì 25 luglio 2012

IN BALIA DEGLI UFFICI PUBBLICI: STORIA TRISTEMENTE ORDINARIA DI UNA LAVORATRICE

Torino, h. 9.00-11.30
Tappa alla Direzione Regionale del Lavoro, con l'illusoria speranza che un funzionario mi illumini e mi illustri la strada per riuscire ad ottenere i contributi che mi spettano. Sì, faccio tristemente parte della pletora di giovani italiani che hanno lavorato senza veder conosciuti i propri diritti. Ebbene sì, oltre alle condizioni lavorative a dir poco squallide (capa psicopatica, con problemi oscillanti tra l'alcolismo, la nevrosi e l'abuso di psicofarmaci), in cui i miei miglior amici erano -forzatamente- ufficiali giudizari e avvocati non proprio amichevoli, e in cui l'incentivo alla truffa era da lei caldeggiato -e per fortuna non condiviso da me e dai colleghi-, mi trovo ora, sebbene libera dal giogo di quel pseudo contratto (mi sono licenziata a gennaio, perdendo lo stipendio ma riacquisendo salute, sanità mentale, dignità e serenità), a non veder versato uno straccio di contributo. 5 anni  e mezzo regalati. E' vero, ho -quasi, salvo nell'ultimo periodo- sempre avuto uno stipendio garantito (e ci mancherebbe!, direbbe qualcuno: un compenso è ciò che distingue il lavoro dal volontariato...), ma nessun contributo versato. Ok, non so e nessuno lo sa che ne sarà delle pensioni di noi 30enni, nè se i nostri figli sentiranno mai parlare di un simile vocabolo...ma mi spettano, ecchecavolo!, e anche solo per principio li vorrei.
La Direzione Regionale del Lavoro mi manda all'Inps: è lui che se ne occupa. Diligentemente migro verso l'Inps e inizio il lento e silenzioso pellegrinaggio verso lo sportello. Silenzioso mica tanto....in due riprese l'immancabile rappresentante dei diritti dei cittadini inizia a sbraitare ed inveire nei confronti degli impiegati in particolare e del sistema in generale, arrivando ad urlare contro la signora che -a onor del vero senza pigrizia nè mollezza- si occupa di smistare la fila ai vari sportelli  e risponde ai variegati quesiti degli utenti. 
Dopo oltre un'ora di attesa, è il mio turno. Palpitante di speranza e gratitudine preventiva, mi rivolgo sorridente all'impiegata: no, i mie ì miei versamenti riguardano la gestione separata, devo andare al terzo piano. Sorrido educata ma dentro di me smadonno contro chi mi ha suggerito l'iter sbagliata. E al terzo piano, mentre per la terza volta illustro la mia situazione, che mi sento rispondere? "Sarò franco: non vedrà mai i contributi che le spettano. Va beh, in fondo son solo 5 anni e mezzo di lavoro, non 20". Sì, peccato che io nella mia vita ne abbia lavorati in tutto 6...

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